1958, regia di Mario Monicelli, ispirato a un racconto di Calvino (‘Furto in una pasticceria’). Due nastri d’argento, una candidatura agli oscar, attori del calibro di Gassman, Mastroianni e Totó. Ma noi lo ricordiamo per una cena “rubata” a base di pasta e ceci, protagonista della sequenza finale.
Sobborghi di Roma, ambiente malavitoso descritto con una certa benevolenza. Il vecchio Capannelle cerca una “percora” disposta a prendersi la colpa per un furtarello appena avvenuto e a scontare qualche mese di prigione, in cambio di una buona somma di denaro. Scartato il siciliano Ferribotte, che deve restare a casa a fare da guardiano alla sorella Carmelina, nubile, si pensa al fotografo Tiberio (Marcello Mastroianni) indebitato e con una difficile situazione familiare (minuto 9.44). Nell’ atelier fatiscente, tra pappe per bebé e bottiglioni di vino e amari. Ma Tiberio si deve occupare da solo del figlio, poiché la moglie é in prigione per contrabbando. Portare il bambino in prigione dalla moglie non sembra essere un’ opzione: “in prigione ci andrá da grande, quando vuole lui, non ora”.

La scelta ricade dunque su Peppe El Pantera (Vittorio Gassman), pugile non particolarmento abile, che dopo un nuovo knock down accetta la proposta. Durante i mesi di carcere viene a sapere da Cosimo di un “furto del secolo” al Banco dei Pegni.

La stanza in cui é conservata cassaforte del Banco, infatti, confina con la camera da letto di una casa apparentemente disabitata e accedervi sarebbe relativamente semplice.
Messo insieme un improbabile gruppo di simpatici disgraziati, la “banda” incaricata del furto, inizia la progettazione e i ladri vanno anche a ripetizione a Dante Cruciani (Totó) su come scassinare la “comare” (cassaforte).

All’ arrivo del brigadiere, gli amici inscenano una famosa gag per coprire quell’ illecito “corso di formazione”.
Intanto Carmelina (Claudia Cardinale) prosegue il suo fidanzamento con un uomo abruzzese (un pretenzioso, “del nord”, come dice il fratello siciliano) che la viene a visitare e a discutere del matrimonio davanti a un caffé. Ma Mario, uno della “banda”, attratto dalla ragazza misteriosa e inaccessibile, riesce a conquistarla (minuto 21:44) e la visita segretamente.

Dopo vari incontri furtivi viene scoperto da Ferribotte e rischia di essere sgozzato in una scena che é diventata un classico:
Passano i giorni e il piano si complica. La casa che confina con il Banco dei Pegni non é piu’ disabitata ma occupata da due signore anziane e una giovane cameriera. L’unica soluzione é sedurre la cameriera per farsela amica: il ‘duro’ compito spetta a Peppe – Gassman che finisce pero’ per innamorarsene davvero ed é disposto ad abbandonare tutto pur di non metterla in difficoltá.
Tra inconvenienti di vario genere, arriva la notte del furto. Le due anziane signore sono fuori cittá. Gli “intrepidi” attuano il loro piano quasi alla lettera ma…la disposizione della casa é cambiata, e l’ambiente che gli scassinatori raggiungono dopo tanto sforzo non é la stanza della cassaforte bensí…la cucina. Il furto é saltato. Non resta che consolarsi con …un piatto di pasta e ceci.
Il giornale, il giorno dopo, riporterá cosí l’avvenimento.

PASTA E CECI – RICETTA
Le paste con i legumi sono tra le piú antiche di cui abbiamo notizia. Giá Orazio, duemila anni fa, ne parlava. Ogni regione ha una ricetta leggermente diversa. Rispettosi dell’ identitá regionale del film, presentiamo qui “Pasta e ceci” alla Romana, presa dal prezioso Gambero Rosso
Pasta e ceci alla romana
- Difficoltà Media
- Tempo 20 min di preparazione, 180 min di cottura
- Tipo di cotturaIn tegame o Padella
- Dosi per 4 persone
Preparazione
Preparazione: 20 minuti + 12 ore per i ceci
- Lavate i ceci e metteteli in ammollo in abbondante acqua tiepida con una puntina di bicarbonato per almeno 12 ore.
- Trascorso questo tempo, sciacquateli bene e metteteli sul fuoco con 1 litro e mezzo di acqua fredda, uno spicchio d’aglio e un rametto di rosmarino.
- Lasciateli cuocere a fuoco moderatissimo per circa due ore e mezzo, finché saranno teneri [tre quarti d’ora con la pentola a pressione], salandoli soltanto nell’ultima mezz’ora.
- Quando i ceci sono cotti, scaldate l’olio in una casseruola e fatevi rosolare dolcemente un trito finissimo fatto con uno spicchio d’aglio e le foglioline di un rametto di rosmarino.
- Dopo un minuto, unite le acciughe [raschiate, sciacquate e sfilettate] e fatele disfare nell’olio prima di unire anche i pomodori sminuzzati.
- Fate cuocere la salsetta per una decina di minuti quindi travasate nella casseruola i ceci con tutta l’acqua di cottura.
- Appena riprende l’ebollizione, aggiungete la pasta e terminate la cottura. La minestra dovrà risultare molto densa, quindi regolatevi con eventuali aggiunte di acqua calda prima di buttare la pasta.
- Servitela ben calda completandola con un’abbondante macinata di pepe.

