Il “panettone” ha un nonno, e non e’ milanese.

Fin dai tempi degli antichi romani era uso verso fine dicembre scambiarsi dei panetti tondi, non lievitati, con poca farina e molta frutta secca, arricchiti anche con uva passa, fichi disidratati e scorzette di cedro tagliate. Chi non poteva permettersi noci e mandorle, utilizzava i noccioli dei frutti estivi, tenuti da parte ed essicati prima dell’ autunno. I panetti, dolcificati con il miele, venivano spesso “dipinti” di zafferano, in modo da rappresentare dei piccoli “soli”.

L’occasione dello scambio di questa pagnotta farcita di pane dolce (“pandulce”, si sarebbe  appunto detto in spagnolo, se questa lingua fosse giá esistita) era la fine dei “Saturnalia”, le feste del solstizio d’inverno che terminavano appunto verso il 25 Dicembre e che molto hanno lasciato al piu’ moderno Natale.

Della ricetta ci da’ contezza il grande cronista culinario latino Apicius, nel suo “De Re Coquinaria”: «mescola nel miele pepato del vino puro, uva passita e della ruta. Unisci a questi ingredienti pinoli, noci e farina d’orzo. Aggiungi le noci raccolte nella città di Avella, tostate e sminuzzate, poi servi in tavola».

Rimasta per millenni nelle pieghe tradizionali della cucina provinciale italiana, questa ricetta natalizia del “pane dolce” romano e’ arrivata fino al Nuovo Mondo sulle rotte degli immigrati, fino a incontrarsi e a fondersi nuovamente con la “moda” novecentesca del Panettone Milanese, del quale condivide l’origine classica.

A Roma esiste tutt’oggi un “Pangiallo Romano” (marchio registrato) che fa pero’ uso del cioccolato per accentuare il contrasto con la rivestitura. L’origine della ricetta e’ abbastanza evidente, tuttavia l’introduzione di cioccolato non permette di considerarla “autentica”.

Siamo quindi andati a scartabellare tra le interpretazioni piú ragionevoli della ricetta di Apicio, ne abbiamo provate (moltissime, con una certa gioia degli amici che erano incaricati di “far sparire” le tracce di esperimenti non soddisfacenti) e siamo arrivati a queste dosi:

INGREDIENTI

  • 150g frutta secca mista a semi,
  • 50g di farina di semola,
  • 50g di miele.

Per spennellare: una punta di zafferano in polvere Tre Cuochi, due cucchiai di acqua e due di farina di semola

PROCEDIMENTO

  • Pestare grossolanamente i frutti secchi (noi: noci e mandorle, perche’ le nocciole in argentina sono carissime).
  • Aggiungere la frutta secca (uvetta rinvenuta, fichi, datteri e scorze di cedro).
  • Aggiungere la semola
  • Formare dei panetti tondi
  • Impastare con il miele e lasciar riposare.

Prima di infornare, dipingere con una glassa fatta sul momento da due cucchiai di farina di semola, due di acqua e una puntina di lievito

Infornare 40 minuti a 180 gradi

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