Verona recupera le mele del generale che fermó Attila

Si chiamava Flavio Ezio ed era di origine bulgara. Figlio di un generale svedese e di una facoltosa patrizia di origine italica (qui la sua storia completa) era abilissimo sul campo di battaglia. Fu uno degli uomini piú potenti della sua epoca (inizio V sec d.C.) al punto che sua figlia Placidia era promessa sposa del figlio dell’ imperatore Valentiniano III.

Durante la sua lunga carriera militare, riuscí piú volte a tenere a bada i barbari che premevano ai confini dell’ impero. Nel 451 Ezio riuscí a promuovere una complicata alleanza militare tra Visigoti, Alani e Burgundi e grazie al loro aiuto riuscí ad arrestare l’avanzata del temibile capo Unno Attila.

Un grande stratega e un grande militare, dunque, ma da qualche anno e’ tornato alla ribalta delle cronache per un fatto tutto diverso: si attribuisce infatti a lui la diffusione in italia del nord di una varietá di mele dette appunto “melo D’Ezio” poi volgarizzato in Melo Decio. A darne notizia per la prima volta e’ lo storico fiorentino cinquecentesco Francesco Bacchi.

Il recupero del Melo Decio, che ha ottenuto il marchio di garanzia e qualitá alimentare di Slow Food, si inserisce nell’ attuale filone italiano di ricerca e recupero di sapori e varietá antiche, abbandonate nel corso della storia per ragioni di efficienza ma ora rivalutate per il gusto e le performances organolettiche che offrono.

Il melo Decio dá frutti ad Ottobre avanzato. Appena colte le mele risultano acide e vanno lasciate maturare ulteriormente nella paglia fino all’ inverno avanzato. Le mele sono medio piccole, con buccia liscia dal colore verde/ giallo con leggere sfumature rosa nella parte esposta al sole. La polpa è croccante, profumata, dolce e soda, molto adatta alla cottura e alla produzione di mostarde ma viene anche apprezzata per il consumo a crudo.

I Romani furono grandi amanti della frutta, e delle mele in particolare.

Lo storico Plinio (Naturalis Historia, I sec. d.C.) descrive circa 20 varietà di mele derivate dal melo silvestre e dal melo cotogno. La classificazione di Plinio procede per origine (Armerina, Greca, Siriaca, Epirotica, ecc.), nome delle gentes che le coltivavano (Appiana, Scaudiana, Quiriana ecc.), aspetto (Gemella, Orbicolata, ecc.) e particolarità (Melimela, Spadonia, Farinacea, ecc.).

Chi volesse cimentarsi a piantare in giardino un albero di origine tanto antica, puo’ comprarlo in uno dei vivai che si dedica proprio al recupero di queste varietá. Una pianta di circa due anni costa tra i 15 e i 20 euro.

Per una trattazione piú completa dell’ argomento, invece, potete leggere qui.

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