La bella Didone, regina di Cartagine, aspetta Enea, profugo e sconfitto, in fuga da Troia.
Lo accoglie con un grande banchetto, e gli chiede di raccontare la sua storia e i suoi viaggi.
E si innamora, la bella Didone, di un amore tragico, voluto da dee bellicose, strappato con un inganno. Ma pur sempre un amore.
Virgilio descrive il banchetto di Didone con molti particolari.
E’ diviso in due parti. Nella pròtai tràpezai, la “prima tavola”, i molti servitori lavano le mani agli ospiti, poi distribuiscono il pane, e poi “molte portate”. Questa prima parte si svolgeva in genere all’ ora della “cena”, tra il pomeriggio e il tramonto. Vi sono ammessi gli invitati principali ma anche una folla di altre persone che aspettano i resti (abbondantissimi) del cibo. Si mangiavano soprattutto arrosti di carne (poco pollo), pesci, salse, frutte e formaggi.
Terminata la “prima tavola” si pulisce la sala e incomincia il Symposium. A questo punto in genere e’ giá notte e bisogna accendere i lumi. Nella tradizione, prima di iniziare il Symposium, di nuovo ci si lavano le mani con l’aiuto dei servi (Virgilio non si sofferma su questo dettaglio).
L’atmosfera in questa seconda parte della serata si surriscalda, il tempo e’ dedicato principalmente a bere e intrattenersi.
Prima di iniziare, il simposiarca (che e’ estratto a sorte) o l’anfitrione (in questo caso Didone stessa) invoca gli dei e dedica loro il primo brindisi, poi versa a terra una libagione in loro onore. Poi agli ospiti principali e’ offerto un primo giro di vino puro, senz’acqua. A quel punto si incomincia la festa. Il vino nel cratere principale posto al centro della stanza e’ diluito con molta acqua, e poi servito ai commensali, i quali non si trattengono da strepitare, giocare e ascoltare musica. (Una descrizione particolareggiata sui “symposium” si puo’ trovare qui.)
In questo banchetto l’intrattenimento e’ costituito dalle storie che racconterá Enea stesso.
Per evitare il mal di testa (il kraipàle) si mangiano i deutèrai tràpezai: pasticcini, frutta, noci, mandorle, miele e formaggi.
Leggiamo dunque Virgilio, nell’ ultima parte del Libro 1 dell’ Eneide, che racconta dell’ arrivo di Enea a Cartagine.
Per una traduzione con note e introduzione, si puo’ per esempio guardare qui.
(…)
Quando arriva, la regina si adagia sull’aurea
sponda sotto superbe cortine, sdraiata nel mezzo.
Già il padre Enea e la gioventù troiana si radunano,
si distendono ognuno al suo posto su tappeti di porpora.
I servi versano acqua sulle mani, estraggono dai cesti
i doni di Cerere, e portano tovaglioli dal vello rasato.
Dentro, cinquanta ancelle, che hanno l’incarico di disporre
la lunga imbandigione e di alimentare la fiamma ai Penati;
altre cento, e altrettanti valletti di pari età,
che colmino le mense di cibi e vi pongano calici.
Ed anche i Tirii numerosi si radunano sulle liete
soglie, invitati a distendersi su istoriati giacigli.
(…)
Dopo la prima pausa del banchetto, e allontanate le mense,
collocano grandi crateri e coronano i vini.
Nasce nella sala uno strepito, e fanno echeggiare
la voce per gli ampi atrii; pendono le lampade accese
dagli aurei soffitti, e le torce vincono con la fiamma la notte.
Qui la regina chiese e riempì di vino una coppa
pesante di gemme e d’oro, che Belo e tutti i discendenti
di Belo usavano; si fece silenzio nella casa: o Giove
– dicono infatti che tu dài diritti agli ospiti -,
fà che questo giorno sia lieto ai Tirii
e ai profughi da Troia, e che i nostri nipoti lo ricordino.
Assista Bacco dispensatore di gioia, e Giunone benigna;
e voi, o Tirii, affollate giulivi il convegno.
Disse, e per prima libò sulla mensa l’omaggio
dei vini e, libato, gustò con la superficie delle labbra.
Poi lo porse a Bizia invitandolo a bere; quegli sollecito
bevve la coppa spumante, e tuffò il viso nel pieno oro;
poi gli altri nobili. Il chiomato Iopa,
allievo del grandissimo Atlante, suona l’aurea cetra.
Canta la luna errabonda e le fatiche del sole;
L’origine del genere umano e delle bestie, della pioggia e del fuoco;
(…)
Raddoppiano l’applauso i Tirii, e i Teucri li seguono.
Così con vario discorrere protraeva la notte
l’infelice Didone, e beveva il lungo amore,
molto chiedendo su Priamo, e molto su Ettore
PS
Sulla storia d’amore tra Didone ed Enea si e’ scritto tantissimo. Uno dei miei racconti preferiti e’ questo.