Ho seguito passo passo la ricetta di Catone, che questa volta e’ molto preciso. Il mio passaggio preferito e’ quando raccomanda di fare attenzione a cuocere bene al centro: “Videto ut bene percocas medium, ubi altissimum est“. Mi immagino il serio senatore castigatore dei costumi, improvvisamente trasformato in Julia Child svelando segreti alle massaie (non era cosi’, ovviamente, il trattato “De Agricoltura” non era per le massaie, e Catone non era Julia. Ma ringraziamo per il “tip”).

Non ho usato (perche’ non l’avevo delle dimensioni utili) una teglia di terracotta: ho usato teglia normale e forno da banco con cottura sia dall’ alto che dal basso. Come ultimo passaggio, non avendo il coperchio che contiene braci, ho dato un colpo di grill piu’ alto, e si e’ imbrunita.
Prestando molta attenzione al tip del Senatore (Videto...) ho preferito usare una teglia piccola, e fare varie tortine invece che una grande, anche perche’ a me l’idea di servirla con il cucchiaio non piace.
E’ una preparazione molto facile, veloce, non raffinata ma gustosa, soprattutto se servita calda e con un po’ di miele come raccomanda Catone.

Un ultimo punto, forse il piu’ interessante. Se guardate sui libri vecchi, molti commentatori di costumi romani si riferiscono al “savillum” come a una focaccia o un pane. Come possa uscire un “pane” da un impasto che ha 5 parti di ricotta e 1 parte di farina, lo sa solo il cielo. Tra l’altro nell’ ultima frase si dice “servi con un cucchiaio”. Forse molti traduttori non hanno mai messo piede in cucina…
Se dovessi raccontare io la ricetta con le mie parole e con misure moderne, sarebbe cosi’:
Per una torta piccola da 4 fette, mescola 50g di farina (meglio di semola), 250 di ricotta (mezza confezione), 25g di miele (un cucchiaio da minestra raso) e 1 uovo piccolo. Metti in uno stampo imburrato, inforna a temperatura media fino a che comincia ad imbrunirsi e poi cuoci gli ultimi 10 minuti a temperatura piu’ alta.
Ecco invece il testo di Catone tradotto -trasformando le misure in kg e arrotondando.
Per il Savillum si fa in questo modo. Mescola come per il “libum” 0,5 kg di farina 2,5 Kg di formaggio, 0,25 kg di miele e 1 uovo. Ungi con olio un “catinum” (pentola fonda) di terracota. Dopo aver mescolato accuratamente il composto, versalo nella teglia e copri con il coperchio. Fai attenzione a cuocere il centro accuratamente, perché è altissimo. Quando e’ cotto, toglilo dalla pentola, ungilo con miele, cospargi con semi di papavero, rimettilo per breve tempo sotto il coperchio caldo*, poi toglilo. Servi nel piatto con un cucchiaio.
Ed ecco qui il testo latino (De Agricoltura – CAPUT LXXXV ):
Savillum hoc modo facito. Farinae selibram, casei P. II S una conmisceto quasi libum, mellis P. et ovum unum. Catinum fictile oleo unguito. Ubi omnia bene conmiscueris, in catinum indito, catinum testo operito. Videto ut bene percocas medium, ubi altissimum est. Ubi coctum erit, catinum eximito, melle unguito, papaver infriato, sub testum subde paulisper, postea eximito. Ita pone cum catillo et lingula.
![[a column of three horizontal lines, the middle one of which is shifted to the right. It is an ancient Roman symbol used to represent '¼'.]](https://i0.wp.com/penelope.uchicago.edu/Thayer/Images/Utility/Roman_numerals/quarter.gif)
Un pensiero su “Savillum, la ‘cheescake’ di Catone”