La colomba dolce che “nasce” in guerra

Di Alboino abbiamo giá parlato. Era un guerriero sanguinario e “barbaro” nel senso antico del termine. Era deciso, come tutte le tribú germaniche, a conquistare i resti dell’ impero Romano e a godere dei privilegi di quel mondo ordinato, fertile e prospero che si stava sgretolando ma sembrava comunque piú appetibile delle steppe nordiche.

L’assedio di Pavia duró 3 anni, narra Paolo Diacono. Era incominciato nel 568.

Nel 571 Alboino entró trionfalmente in cittá per la porta di S.Giovanni, in sella ad un superbo cavallo. Quel che sorprese, e sorprende -trattandosi di Alboino- é che benché avesse espresso il desiderio di punire Pavia della lunga resistenza, il re vincitore fu particolarmente rispettoso sia del popolo che della cittá e ne fece anzi la capitale del regno Longobardo.

Paolo Diacono racconta che al passare per la porta della cittá, il cavallo di Alboino stramazzó e non vi era modo di farlo rialzare. Allora uno dei suoi si avvicinó e gli disse “ricorda la promessa che hai fatto”, riferendosi all’ accordo di resa che avevano concluso i barbari con la cittá: se questa avesse consegnato le chiavi, i longobardi non l’avrebbero messa a ferro e fuoco. Solo quando Alboino si convinse a tener fede alla promessa il cavallo si rialzó e gli permise di proseguire, segno che Pavia, cristiana, era protetta dagli dei – e che Alboino almeno in un primo tempo non aveva nessuna intenzione di rispettare gli accordi presi, ma questo non stupisce molto leggendo la biografia del guerriero.

Attorno a questo fatto fiorirono le leggende, anche perché Pavia rimase capitale Longobarda per duecento anni -fino all’ arrivo di Carlo magno.

Tra le molte leggende, la piú “dolce” riguarda la nascita della colomba pasquale.

Quando Alboino era disarcionato, con il suo cavallo a terra, un pasticcere pavese gli portó in omaggio un pane lavorato a forma di colomba

Il re apprezzó il dono e promise di rispettare sempre la Colomba come simbolo di resa. Il cavallo si rialzó.

A parte l’intreccio con la resurrezione del cavallo, che lascia un po’ perplessi, la storia dal punto di vista “gastronomico” é verosimile: dolcetti a forma di animale venivano cucinati fin dai tempi degli antichi Egizi, e sicuramente erano passati a Greci e Romani (Pavia era una cittá romana). Non abbiamo notizie sul fatto che venissero utilizzate colombe dolci a pasqua dai primi cristiani, ma non possiamo escluderlo. Non é comunque incredibile che i cittadini si siano messi d’accordo per offrire un dolce “di resa” ad Alboino.

La leggenda continua in modo piú divertente.

Preso possesso della cittá, Alboino si risolse dunque a rispettarla, come aveva promesso e si limitó a chiedere un tributo in denaro e 12 vergini

Le 12 ragazze, se pur (dice sempre la leggenda) contente di sacrificarsi per il bene della cittá, al momento di presentarsi ad Alboino dissero pero’, tutte, di chiamarsi Colomba.

Il re, memore della promessa, dovette dunque rispettarle e non le violó, lasciandole illese.


Ancora oggi a Pavia l’antica pasticceria Vigoni produce una colomba senza stampo che la tradizione vuole sia simile a quella che fu offerta ad Alboino.

Piú probabilmente, trattandosi di una cittá assediata da tre anni, la colomba della leggenda era una semplice pagnotta sagomata -al limite dolcificata con un po’ di miele, se ne era rimasto. Ancora oggi per Pasqua si cucinano pani a forma di colomba. Metto qui il link al blog di Mysia che non sbaglia mai: questa non é medievale, ma possiamo immaginarci che a salvare Pavia sia stata una colomba simile.

PS

Un bell’ audiolibro sulla storia e le abitudini anche alimentari dei longobardi é qui.

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