“Quibusdam tamen etiam post hane venerationem poma rapientibus et ipsi mappas implevimus, ego praecipue, qui nullo satis amplo munere putabam me onerare Gitonis sinum.” (Petr. 60)
Cosa vuole dire Petronio con “Mappas Implevimus” (let. ‘abbiamo riempito i tovaglioli’?)
Bhe’, per prima cosa vuole dire che i tovaglioli effettivamente c’erano giá, erano dei teli di stoffa posti davanti ad ogni commensale nella parte alta del triclinio servivano sia a pulirsi mani e bocca (si mangiava con le mani) sia a non sporcarsi troppo. Ne parla, per esempio, anche Orazio nelle sue Satire (II, 8, 63). Con buona pace di chi dice che i tovaglioli li ha inventati (pure quelli!) Leonardo.
Poi con questa frase Petronio allude ad un’ usanza interessante: il “doggy bag”. Portarsi a casa bocconi prelibati, avvolti proprio nei tovaglioli, era previsto e “elegante” all’ epoca del Banchetto di Trimalcione.
Anche Marziale (II,37) parla di questa abitudine, ma sembra che la trovi piuttosto deplorevole:
Quidquid ponitur hinc et inde verris,
Mammas suminis imbricemque porci
Communemque duobus attagenam,
Mullum dimidium lupumque totum
Muraenaeque latus femurque pulli
Stillantemque alica sua palumbum.
Haec cum condita sunt madente mappa,
Traduntur puero domum ferenda:
Nos accumbimus otiosa turba.
Ullus si pudor est, repone cenam:
Cras te, Caeciliane, non vocavi.
“Qualunque portata venga servita l’accaparri da qui e da lí: tettine di scrofa e orecchio di porco, gallinella di terra -condivisa con il vicino di mensa-, una mezza triglia e un’ intera spigola, un fianco di murena e una coscia di pollo, una colomba impanata con fior di farro. Dopo aver riposto tutti questi cibi nel tovagliolo unto, lo consegni ad un servetto perche’ te lo porti a casa: la nostra comitiva, in ozio, rimane sdraiata. Se hai un mimimo di pudore metti giu’ il pranzo: non ti ho invitato per l’indomani, Ceciliano”
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