Mustaceos, i “mostaccioli” secondo Catone

Catone, sempre lui, il senatore “masterchef”, campione di una cucina semplice e campagnola, compilatore di ricette che si possono rispolverare quasi duemila duecento anni dopo e farci ancora bella figura.

Il mosto io me lo dimentico sempre, ma quando lo zucchero si conosceva poco e non si usava per nulla, era un grande alleato per dolcificare. Mutatis mutandis andrebbe riscoperto anche nella nostra epoca moderna “sugar free“.

Come al solito se si seguono le dosi di catone esce una torta enorme, quindi va tutto un po’ adattato, ma ne viene una ciambella mosto e formaggio che e’ una delizia…e molto speziata. Oppure si puo’ dividere l’impasto e ne escono biscottini interessanti.

Un Moggio romano, equivale a 8,75 litri (e si puo’ trasformare in 5 kg di farina)

La ricetta, in chiave moderna, potrebbe essere: amalgama 1 kg di farina, 600g di mosto, 150 g di burro o strutto e 100 di ricotta. Insaporisci con anice e cumino. Aggiungi un cucchiaio di bicarbonato se vuoi far lievitare. Cuoci sulle foglie di alloro come li libum.

Nella cucina italiana anche moderna sono molto diffusi i Mostaccioli, probabilmente elaborazione di questa prima torta. Ne abbiamo giá parlato qui


La traduzione alla lettera é cosí (per pesi e misure far riferimento a queste tabelle).:

La torta di mosto si fa cosí: si inumidisce un moggio (circa 5 kg) di farina di grano con mosto; si aggiungere anice, cumino 2 libbre di strutto (654 grammi), una libbra di formaggio (327 g) e la corteccia gratuggiata di un ramoscello di alloro. Quando hai mescolato e modellato tutto, metti sotto di loro le foglie di alloro e cuoci.


In latino la traduzione é cosí:

Catone, De Agricultura, 121 (per il testo integrale del De Agricultura in latino vedi qui)

Mustaceos sic facito. Farinae siligineae modium unum musto conspargito. Anesum, cuminum, adipis P. II, casei libram, et de virga lauri deradito, eodem addito, et ubi definxeris, lauri folia subtus addito, cum coques.

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