La trama completa è rocambolesca, e ricca (anche troppo per il gusto moderno) di colpi di scena. L’avido barone Antonio Peletti (Totò) fa di tutto per non separarsi dall’ eredità paterna, destinata in realtà parte alla costruzione di una scuola e parte al figlio dello stesso Antonio, Gastone. Gli imbrogli inscenati dalle varie parti in gioco nella contesa per il possesso del denaro si basano tutti sulla presunta morte del Barone, che finirà poi, in un improbabile viaggio in mongolfiera, per naufragare veramente e salvarsi all’ insaputa di tutti, tornando in cittèa a dorso d’asino (da qui il titolo).

Il film non si puo’ dire sia tra i miei preferiti, ma le gag di Totò legate al cibo sono piacevolissime e molto significative, senza contare il celeberrimo “…e io pago!” entrato nella storia del linguaggio italiano.
Tra le altre frasi memorabili, l’olio “con il contagocce” e il rosmarino “un po’ usato ma buono”.
Interessante notare come il menu del barone, per quanto non raffinato, si componga di proteine che per la sensibilitèa moderna potrebbero suonare inusuali: trippa, carne di cavallo, mortadella. Gli italiani degli anni 50, destinatari del film, trovavano questi tagli di carne del tutto normali e non si stupivano di vederli inseriti in una dieta.

D’altra parte non si puo’ fare a meno di constatare come nella scena in cui il Barone “fa il raffinato”, il menu sia completamente francese. Altra conferma -se ce ne fosse bisogno- che il senso di nanismo provato dagli italiani nei confronti della cucina francese, inizia nel Settecento ma è ancora ampiamente presente alla metà del Novecento, quando esce il film. Un menu chic, è un menù francese. Questo assioma, tra l’altro, vale anche negli anni dell’ autarchia fascista (terminati appena 5 anni prima dell’ uscita del film). Per quanto, nel Ventennio, fosse vietato utilizzare nomi stranieri, le ricette più in voga rimanevano di marco francese e, come vedremo, sui menù il “consomè” non spariva, ma si chiamava “consumato”.
Il film, comico, è del 1950 (ambientato nel 1903). IL soggetto è di Ettore Petrolini e la regia di Bragaglia.
