Sembrano passati mille anni dagli spaghetti sconditi di Un americano a Roma, e altri mille dalla semplicitá piccoloborghese e provinciale delle tavole dei Vitelloni.
In questo film del 1963, da vedere anche per gli splendidi interni di design, e la terrazza sull’ Eur, Giovanni (Alberto Sordi) é un giovane ambizioso che vive pero’ al di sopra delle sue possibilitá economiche anche per compiacere la bella moglie Silvia, figlia di un generale. Coperto di debiti, e deciso a lasciare il lavoro dipendente per investire in un progetto imprenditoriale, tra pranzi, feste, tornei ippici e partite di tennis chiede aiuto ai parenti e agli amici piú facoltosi, ma nessuno é pronto a fargli un prestito, tranne la madre, pensionata. Solo la giunonica signora Bausetti, moglie di un costruttore recentemente arricchito, sembra interessata ad entrare in affari, ma non nel modo che Giovanni aveva previsto.
Evitiamo di “spoilerare” il finale (il film completo si puo’ vedere su youtube al link che lascio qui sotto, in ottima risoluzione) e concentriamoci come sempre sul lato “gastronomico” del film. Che, come sempre, é un modo di parlare di storia e non solo di ricette. Dopo la devastazione della guerra e gli stenti del primo dopoguerra, siamo, come dice il titolo, all’ inizio del “boom” economico. Gli italiani stanno cercando di scrollarsi il passato contadino ed affamato, e di trasformarsi in una societá moderna e sofisticata, con tutte le contraddizioni che comporta questo cambio di pelle. Dopo un elegante pomeriggio al club ippico, la scena si sposta in una sorta di trattoria affollata (minuto 12:55) dove l’eleganza indiscutibile dei commensali, in lungo e ingioiellati, contrasta con il menu ancora semplice, a partire dagli spaghetti, serviti in grandi zuppiere di coccio a coste, insieme a vassoietti di pollo arrosto senza neppure il beneficio delle patatine. Tra improbabili cesti di frutta sui tavoli, neanche sbucciata, sono pero’ in bella mostra le esotiche banane, sulle quali torneremo. Anche al tavolo dei Bausetti le signore indossano diademi di brillanti tra i capelli e grandi spille, ma vengono serviti con naturalitá enormi paste asciutte in piattoni che sembrano piuttosto insalatiere

La serata prosegue nella splendida casa dell’imprenditore presso cui lavora Giovanni, e tra un twist e una partita a carte, vediamo un attrezzato mobile bar con bottiglie di amari e liquori nazionali, mentre il padrone di casa sorseggia wisky




Il film procede senza altre scene che coinvolgano il cibo, si si eccettua una terrificante, minima tazzina di caffé che Giovanni/Alberto Sordi beve a casa della signora Bausetti e un’ interessante battuta sui pompelmi di Silvia: sono aumentati, “quindi” i medici li consigliano per la dieta.
A una ventina di minuti dal finale (minuto 1:00:33), tuttavia, in posizione quasi simmetrica rispetto alla prima tavolata, abbiamo la seconda. Una svolta. Alberto ha concluso il suo affare improbabile con i Bausetti, e ha avuto un congruo anticipo, parte del quale viene investito per una moderna festa nello splendido terrazzo sull Eur. Qui a farla da padroni sono i cibi esotici e sofisticati: vassoi di aragoste, ciotole caviale polli finalmente farciti, vol au vent e carni ricoperte di salse. Disarmante la battuta della nipotina di Silvia: “questo sa di baccalá” (riferita all’ aragosta -che evidentemente non aveva mai assaggiato). E fiumi di champagne. Di spaghetti neanche l’ombra. E’ l’Italia che supera l’Italianitá. E’, appunto, “Il Boom”.