Tornata dai successi Americani, una Sofia forse troppo bella e sofisticata per la parte, arricchisce la Cesira di Moravia di leggerezza, almeno fino a quando una brigata fuori controllo di marocchini fa precipitare la situaizone. Un film tragico narrato con grande umanitá. Un film di guerra ma anche di cibo, o meglio di assenza di cibo, che ce lo rende ancora piú caro. Del libro di Moravia, e di cosa lo abbia motivato, abbiamo giá parlato ampiamente in un altro post Moravia ciociaro tra zuppe e peperoni.
Ecco un breve “dietro le quinte” di Sofia sul set:
Ecco dunque la bella Sofia indossare le Ciocie, le tradizionali scarpe basse che, secondo una descrizione dello stesso Moravia, segnano i polpacci e l’andatura delle donne.
Dopo un viaggio faticoso, parte in treno e parte a piedi, al minuto 23 Cesira (Sofia Loren) e la figlia Rosetta arrivano ad un gruppo di capanne in montagna: Cesira era nata qui, prima di sposarsi e andare a Roma dove con molti sforzi aveva “messo su” un bel negozio di alimentari. Il viaggio é stato duro, ma subito l’accoglienza al villagio é festosa: fuori si festeggia un banchetto rustico ma con tovaglie bianchissime, musica e grandi fiaschi di vino. I trailer del film enfatizzano le scene tragiche ma la maggior parte della vicenda riguarda invece la vita del villaggio e degli sfollati, che cercano di attraversare con una certa allegria le circostanze complicate.
Tra vecchi conoscenti e qualche parente, al banchetto subito Sofia fa amicizia con un altro sfollato, Filippo De Libero, che distribuendo grandi fette di pizza dolce rassicura la bella vedova: “Tutto puó cambiare a questo mondo ma non per chi c’ha un negozio di alimentari…la gente avrá sempre bisogno di noi se vuole magná”




Cesira si sistema con Rosetta nella capanna del telaio, e negozia per comprare qualche bene primario al mercato nero: farina, olio, strutto, ceci, cicerchie, lenticchie. In tavola, pasta, pane morbido e carrube. Ma la cena é interrotta dagli aerei che “buttano i lucernoni”. Il “Professore”, antifascista, fa le sue prime avances a Cesira, e il giorno dopo invita le due donne a una bella passeggiata in montagna, disturbata solo dal passaggio del Segretario fascista in fuga: hanno imprigionato Mussolini.



Dopo la breve sequenza in montagna, siamo di nuovo a tavola (minuto 37), gli uomini giocano a carte e le donne chiacchierano davanti al fuoco, mentre abbrustoliscono le castagne. Dicono di Mussolini “a me mi fa piacere che l’hanno liberato pover’uomo, c’ha anche lui moglie e figli”.


La visita inaspettata di due inglesi in fuga (minuto 38) interrompe la compagnia e mette in gioco i limiti di ognuno. Il piccolo gruppo rifiuta di dar loro ospitalitá, preoccupato di eventuali rappresaglie, ma Rosetta li invita a cena nella sua capanna e stappa per loro la miglior bottiglia di vino che ha.

Si beve da tazze, bicchieri e anche piatti, ma queste stoviglie arrabattate piú che di miseria parlano di una festa improvvisata. C’e’ tempo addirittura per una scena forse un po’ improbabile da pubblicitá delle “eccellenze italiane” (inglese: “tante cose buone in italia”; Sofia/Cesira “eh…maccheroni…”; inglese “Da Vinci, Michelangelo…”)

Ma passano i mesi e le provviste scarseggiano, al minuto 43 gli abitanti del piccolo villaggio si trovano al fuoco di una capanna mentre Michele legge per il piccolo circolo, Cesira prepara “un po’ d’erba per la cena”, lamentandosi dell’ impossibilitá di trovare persino il sale.


Verso il minuto 50 Cesira va da un capraio a comprare una formaggella che le viene fatta pagare Mille lire, carissima. Il capraio, scopriremo, é di fede Evangelista. Il film non svela altro. Sará Pecorino di Picinisco?

Ancora alla ricerca di cibo, Cesira e Michele prendono coraggio e scendono in paese per provare fortuna al mercato nero. Il paese é invaso dai tedeschi. Il tema dell’ approvigionamento di cibo diventa centrale. Era stato l’assillo di Moravia nei mesi da sfollato, come ricordano i suoi amici dell’ epoca si aggirava travestito da contadino ciociaro domandandosi “e oggi cosa mangiamo, cosa mangiamo”.


In paese, visitano un vecchio amico avvocato e Michele si trova senza volerlo ad una tavola con un generale tedesco che chiede ospitalitá in quella casa ogni fine settimana. Sofia in cucina, con il permesso della padrona di casa, fa incetta di tutti i viveri che in campagna sono terminati. La farina peró si rovescerá durante un attacco aereo.
Poco dopo gli eventi precipitano e il film cambia ritmo, e tono. In realtá a segnare la sorte delle due donne é, inaspettatamente, proprio la Liberazione. Nell’ ultima parte del film, dal sapore di tragedia, la camera che aveva tanto indugiato su tavole e cucine, cambia di interesse e anche noi dobbiamo dunque interrompere la narrazione. Suggeriamo peró la visione completa del film
Ecco il link al film completo (QUI)
ALTRI INTERESSANTI PIATTI CIOCIARI
I nove mesi in cui si svolge l’azione narrata da Moravia e poi De Sica non si pretavano a grandi ricercatezze culinarie. Vale peró la pena sottolineare che la cucina ciociara é anche ricca di carni e paste particolarmente elaborate. Ecco qualche esempio: