Matilde aveva i capelli rossi. Matilde parlava, fin da piccola, almeno tre lingue alla perfezione. Matilde sapeva montare a cavallo come un uomo. Matilde si sposó due volte, rifiutó due mariti, sconfisse l’imperatore, convinse il papa a ritirare una scomunica.
Matilde è Matilde di Canossa, e amava le fragole. Con l’aceto balsamico.

Siamo appena dopo l’Anno Mille, il mondo chiaramente non è finito, e l’Europa sta muovendo i suoi primi passi tentennanti verso il Duecento e la fiorente epoca dei comuni. In tutta l’Italia centrale regna una donna, per quasi quarant’anni, sua storia è cosí bella che vale la pena raccontarla.
Nasce nel 1046 da madre nobilissima e giovane (Beatrice, discendente di Carlo Magno) e padre vecchissimo e potente (Bonifacio, detto amichevolmente “il Tiranno”). Il padre muore quasi subito, infilzato alla gola da un suo vassallo, e i due fratellini lasciano il mondo poco dopo, per “un maleficio”. Matilde è unica erede del ducato piú grande d’Italia.
La madre si risposa con Goffredo il Barbuto, figlio di Gozzellone e nonno, per tramite di una figlia, di quel Goffredo di Buglione che si rese famoso nelle crociate (sará il primo re di Gerusalemme.)
Matilde nel 1069 sposa, senza averne molta voglia, Goffredo il Gobbo, figlio del marito della madre. Oltre che gobbo, era piccolo e soffriva di gozzo. Era “di animo buono” ma un po’ rozzo. E soprattutto fedele all’ Imperatore, mentre la famiglia di Matilde era partitaria del Papa. Dopo tre anni Matilde molla il marito, se ne torna dalla madre e ignora tutti i tentativi di lui di riconquistarla con terre e ricchezze. Nel 1076 Goffredo peró muore, di una di quelle morti da film: durante una notte d’inverno -era fine di Gennaio 1076- spinto da necessitá corporali esce dalla sua tenda sulla Schelda per recarsi alla latrina. Lí un sicario “gli infila’ una spada tra le natiche”. Il poveretto muore una settimana dopo.
Beatrice ha trent’anni, gode di ottima salute ed è a capo di un territorio che va da Tarquinia fino al lago di Garda.

Appoggia il papa, Matilde, anche quando questo significa imbracciare le armi contro l’imperatore, l’uomo piú potente d’Europa. Ma Matilde sa combattere, e soprattutto sa motivare i suoi feudatari. Nel 1084 riesce a sbaragliare l’esercito imperiale a Sorbara. Nel 1092 lo sconfigge nuovamente sugli Appennini comportandosi cosí bene in battaglia che Milano, Cemona, Lodi e Piacenza chiedono spontaneamente di essere annesse ai suoi territori. Persino la stessa moglie dell’ imperatore chiede ospitalitá e protezione a Matilde. Verrá accolta a braccia apertie.
La duchessa di Canossa si sposerá una seconda volta, anche questa senza molta fortuna. Lei ha 43 anni, lui 17. Il banchetto dura 120 giorni, il matrimonio appena 6 anni. Non era tipo da farsi sottomettere a un marito bambino, la nostra Matilde.
Quando muore a 69 anni (vecchissima per l’epoca e senza eredi, a parte un figlio adottivo cui lascia la Toscana) fioriscono le biografie.
E Donizone in Vita Matildis ci regala una chicca sull’ aceto.

L’aceto, va detto, lo conoscevano giá sicuramente anche i Romani ed erano amanti delle preparazioni di mosto cotto aromatico -che utilizzavano anche per dolcificare.
Il racconto di Donizone e’ peró interessante perché ci dá notizia della produzione di un aceto speciale, che alcuni riconoscono come l’antenato dell’ Aceto Balsamico Tradizionale (diverso dall’ Aceto di Modena):
Leggiamo dunque che ne 1046 Enrico II scende in Italia per essere incoronato Imperatore. Fermo a Piacenza manda ricchi doni a Canossa al padre di Matilde sperando- dice- di averne in cambio una bottiglietta di quel famoso aceto che vi si produceva. Il “balsamo” gli fu mandato: in una botticella d’argento appositamente costruita e trainata da due buoi. Enrico lo accolse con grandissima soddisfazione.
Era dunque giá preziosissimo. Ma leggiamo l’originale
“Mandavitque sua Bonifacio nova plura, et quondam secum laudatum vellet acetum –arx quod gestabat quae fit Canossa vocata. – Imperat argenti vegetem subito fabricari…Carum rex donum tenuit magnumque decorum”
(trad.e mandò a Bonifacio diverse sue cose nuove, perché voleva di quell’aceto che gli era stato lodato e che si faceva nella rocca di Canossa. Il duca ordinò di fabbricare subito, in argento, una botticella…il re ricevette il dono con profondissima soddisfazione).
Quanto alla passione di Matilde per le fragole con l’aceto, e´piú che altro una leggenda di tradizione orale. Ma la ricetta e’ cosi’ buona e raffinata che non posso esimermi dal riportarla.

Ecco dunque la ricetta dai Taccuini Gastrofisici
Ingredienti
Fragole – aceto balsamico – miele
Preparazione
Si prendano fragole intere o tagliate, ben lavate e pulite. Si pongano in una terrina insaporendole con due o tre cucchiai d’aceto balsamico. Si lascino riposare per un quarto d’ora, per poi aggiungere miele nella quantità desiderata e mescolare bene.
Servire in coppa le fragole al balsamico all’uso di Matilde.
3 pensieri su “Matilde: rossa come le fragole (all’ aceto balsamico)”